I radicali sul testamento biologico
7 aprile 2014
Cronaca

"Affermare come fanno alcuni esponenti del Partito Democratico di Roma, che l'istituzione del registro comunale dei testamenti biologici non abbia fondamento giuridico significa allinearsi alla posizione dell'amministrazione Alemanno, che nel 2009 diede parere contrario alla proposta di delibera depositata da Mina Welby, Beppino Englaro, Carlo Lizzani, Emma Bonino e Marco Pannella sostenendo proprio che essa vertesse 'su una materia che può essere disciplinata unicamente da una legge ordinaria dello Stato'. Un'argomentazione strumentale, che all'epoca servì come pretesto per evitare il dibattito pubblico e in Consiglio comunale su una proposta che portava la firma di 8000 romani e che oggi rischia di rinviare ancora nella Capitale il riconoscimento del diritto dei cittadini a certificare la propria volontà sul fine di vita, come invece accade già in città importanti tra cui Torino, Milano e Venezia e in tanti altri comuni italiani da nord a sud. La proposta di delibera, infatti, non vuole affatto disciplinare la materia del fine vita, né chiede al Comune di farlo, ma attraverso l'istituzione del registro dei testamenti biologici intende attestare l'autenticità delle dichiarazioni anticipate di trattamento dei cittadini. Si tratta, perciò, di fornire un servizio “dedicato” ai cittadini, nell'ambito delle competenze e delle funzioni amministrative già esercitate dal Comune,