8 marzo 2014
Cronaca
Attraverso annunci “civetta” via web un'organizzazione proponeva la vendita di autoveicoli a prezzi appetibili suscitando l'interesse dei potenziali acquirenti, i quali venivano invitati a versare una consistente caparra e, in qualche caso, l'intero ammontare del prezzo pattuito, a fronte delle spese necessarie all'avvio delle pratiche di importazione ed immatricolazione. Giunto il momento della consegna del mezzo, il cliente veniva avvisato dell'insorgere di intoppi burocratici ed invitato a rivolgersi ad un liquidatore per la restituzione dell'anticipo, che veniva di volta in volta rimandato fino a sfinirlo. In questo modo, erano state raggirate almeno settanta persone con un bottino, per il sodalizio, pari ad alcune centinaia di migliaia di euro.
In questi giorni, i finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno “chiuso il cerchio” sottoponendo i cinque membri della banda alla misura dell'ordinanza applicativa di misure cautelari personali - emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Roma - nei confronti di cinque soggetti, tre dei quali agli arresti domiciliari e due sottoposti all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Dalle indagini delle Fiamme Gialle del Nucleo Polizia Tributaria di Roma e della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica della Capitale - partite grazie alle denunce presentate da più di venti malcapitati cui era stata promessa in vano la restituzione delle somme riscosse dagli “incaricati alle vendite” della fantomatica auto-rivendita - è emerso che gli indagati avevano artatamente predisposto una regolare struttura aziendale con diverse società operanti nella vendita di autoveicoli, destinata proprio a creare il convincimento dell'affidabilità e correttezza commerciale dell'organizzazione. Peccato che delle autovetture - oggetto della '”attività commerciale” - non ve ne fosse assolutamente traccia.