Colpo alla 'Ndrangheta
13 marzo 2014
Cronaca

Ancora sequestri di esercizi commerciali riconducibili alla 'ndrangheta nel centro di Roma. Nella mattinata di oggi la Dia di Roma ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro d'urgenza di beni, emesso dal Tribunale di Vibo Valentia, Sez. Misure di Prevenzione, su richiesta del Direttore della Dia, Arturo De Felice, ai sensi della normativa antimafia, nei confronti di Saverio Razionale, del 1961, nato a San Gregorio d'Ippona (VV) ma residente a Roma.
Gli uomini della Dia hanno apposto i sigilli a diversi beni immobili e società operanti nel settore dell'edilizia nel Lazio e in Calabria, ad esercizi commerciali nel centro di Roma (il Caffè Fiume, nelle adiacenze dell'omonima piazza, a pochi passi da via Veneto), sequestrato autovetture di lusso (tra cui una Porsche in uso a Razionale), una concessionaria di auto a Vibo Valentia e terreni, per un valore complessivo di oltre 7 milioni di Euro.
Il provvedimento è stato applicato nei confronti di Razionale, elemento di vertice dell'omonima compagine criminale, alleata della potente cosca dei Mancuso di Limbadi, nel territorio di Vibo Valentia.
Saverio Razionale, 53enne di San Gregorio d'Ippona, salito al vertice della cosca negli anni '80, dopo l'attentato in cui perse la vita in un agguato a Pizzo (VV) il precedente capo cosca Giuseppe Gasparro detto “Pino u gatto” - agguato in cui egli stesso rimase ferito - era divenuto un elemento di riferimento per tutte le attività dell'organizzazione criminale, dalle estorsioni, all'usura, al riciclaggio, oltre ad essere coinvolto in alcuni gravi fatti di sangue accaduti nel territorio.
Trasferitosi a Roma nel 2005, dopo il suo arresto e la successiva scarcerazione per scadenza dei termini di custodia, per sfuggire alle attenzioni delle Forze di Polizia, era riuscito a dar vita, nella Capitale, ad una rete criminale specializzata nel reinvestimento di proventi illeciti in beni immobili ed attività commerciali, nonché nel condizionamento/infiltrazione degli appalti, tramite società di comodo.
Condannato a quattro anni e sei mesi nel 2011, dalla Corte d'appello di Catanzaro, per associazione di tipo mafioso, con sentenza diventava definitiva all'inizio del 2012 con la pronuncia della Corte di Cassazione che aveva rigettato il ricorso presentato dai legali di Razionale, per sfuggire alla cattura si era reso latitante, sino allo scorso febbraio, quando la Suprema Corte, pur confermando la condanna per l'associazione di tipo mafioso, aveva annullato il provvedimento per una questione tecnico-giuridica connessa ad una errata determinazione della pena da parte della Corte d'Appello, che lo aveva condannato e che non aveva tenuto conto delle attenuanti generiche a suo favore.
Nell'attesa della rideterminazione della pena, il provvedimento odierno consente di congelare nelle mani dello Stato il tesoro economico di Razionale, evitando che questi, nelle more della decisione dell'Autorità Giudiziaria, se ne potesse disfare.